LA MORTE DI KOBE BRYANT
La partita d’addio, quella dei 60 punti
segnati agli Utah Jazz il 13 aprile 2016 allo Staples Center: così lo scrittore
statunitense Roland Lazenby racconta le ultime prodezze in campo di Kobe Bryant
nel libro Showboat. Bryant aveva preparato i suoi ultimi momenti
mesi prima nella sua poesia Caro Basketball.
Bryant stava lavorando per preparare un’ultima
sorpresa per la sua gara d’addio. Non voleva che la sua ultima partita fosse
segnata da una pessima prestazione, rendendo il tutto una faccenda triste e priva
di significato. Dopotutto, la narrativa della sua vita faceva parte del
marchio. Così cominciò a prepararsi e ad allenarsi per mettere in scena un
ultimo spettacolo degno di nota, ignorando i limiti imposti dall’età che lo
avevano frenato per tutta la stagione. Decise che se avesse buttato sul campo tutto
quello che aveva per l’ultima volta, probabilmente sarebbe riuscito a ottenere
una prestazione abbastanza memorabile. Chissà, magari sarebbe riuscito ad
arrivare a 30 o 40 punti, se avesse scaldato la mano abbastanza in quell’ultima
partita, la numero 1346 della sua carriera. Aveva
un senso. Anni prima aveva imparato da Jordan la saggezza dei numeri, la
scienza dei grandi realizzatori. La sua ultima stagione non poteva essere
valutata con il parametro delle vittorie. I Lakers si trovarono a inseguire per quasi
tutta la partita fino al quarto periodo, all’inizio del quale
si presentarono sotto di 14. A quel punto, Bryant era ancora vivo e vegeto, e portò i Lakers a una vittoria in
rimonta per 101-96. Nel guidare la rimonta,
aveva segnato 17 punti consecutivi. Nonostante la stagione 2015-16 fosse stata
contrassegnata da partite a punteggio alto, nessun altro giocatore NBA era
riuscito a segnare 60 punti in una partita in tutto il campionato. Morì il 26 gennaio 2020.
Valerio Giardino
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